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Aggiornato il 1  aprile 2005 h 15.05 C.E.T.

Sotto è riportato il testo integrale dell'intervento del Sindaco di Rho, Paola Pessina, tenuto durante la cerimonia dell'inaugurazione, in data 31 marzo 2005, del Nuovo Polo Fieristico di Milano. Per vedere le foto, i video e le notizie di 30 mesi di lavoro, raccontati dal ns portale, clicca qui


Di Paola Pessina, Sindaco di Rho

Il Nuovo Polo della Fiera di Milano inizia le sue attività nel territorio del Rhodense.
 
OGGI (31 marzo 2005) LA FIERA  APRE.
 

Dicendolo, sembra di ripetere l’annuncio mediatico tante volte ascoltato,
in questi giorni dedicati alla fiera più grande d’Europa, perciò – forse – del mondo.
Siamo bravi. Siamo forti. Siamo orgogliosi. Siamo lombardi. Siamo italiani.
 
Tutto vero. Ma l’affermazione è ben più impegnativa di come appare a prima vista.
E chi ha lavorato, e tanto, in questi anni, per arrivare fino a qui, lo sa. Lo sente.
 
OGGI   LA FIERA   APRE.
 
Apre una città – Milano - in cui la Fiera è nata e cresciuta per un secolo a un intero territorio, che attorno a Milano e guardando a Milano è cresciuto per un secolo.
Da Milano attingendo e su Milano riversando una corrente continua di energie.
Entrando e uscendo ogni mattina e ogni sera attraverso un’ideale cinta muraria che distingueva la città dal suo hinterland.
La distingueva, per quanto non la separasse,
perché come già Renzo nei Promessi Sposi,
nessuno in pianura può dire davvero dove comincia e dove finisce una strada.
Ma chi veniva a Milano ogni giorno per lavorare, in passato,
era in grado di definire con chiarezza
da quale piccolo campanile si era allontanato ad inizio giornata, per arrivare in Duomo,
e a quale campanile avrebbe fatto ritorno a fine lavoro.
Oggi un’unica città copre, praticamente senza soluzioni di continuità, l’intera pianura,
e in ogni metro quadro di questo spazio gli uomini vivono, si muovono, lavorano.
 
Con la Fiera, dal centro di Milano una funzione fondamentale dell’economia della città
- e della sua identità -
si protende su questo territorio, ancora una volta con il doppio movimento.
 
Attingendo energie: Fiera ha chiesto tanto al territorio del Rhodense:
Ha chiesto fiducia in un cambiamento possibile, che non è moneta corrente, oggi, in Italia
Ha chiesto spazio fisico
Pazienza e lucidità nell’organizzare e sopportare la massa dei cantieri
e i disagi di un traffico ai limiti della sostenibilità
Capacità di intuire e disegnare momento per momento logiche e dinamiche di trasformazione
Capacità di governarle – spesso dal basso - impedendo che diventino destabilizzanti.
 
E riversando energie sul territorio:
quelle del capitale economico, straordinario, investito qui.
E quelle del capitale umano, che ha prodotto scelte
urbanistiche, viabilistiche, tecnologiche, gestionali
in grado di garantire efficienza, ma anche bellezza:
e di entrambe abbiamo bisogno.
 
Milano e il suo territorio hanno nel Polo esterno della Fiera l’opportunità di dialogare,
nel contesto  non di una megalopoli,
città grande, proteiforme, agglomerato casuale e inquietante di case e di cose
ma di una metropoli,
città madre, archetipo ordinato e fecondo, che genera in modo vitale e organico altra vita.
 
OGGI   LA FIERA   APRE.
 
Apre al futuro del territorio una fase nuova.

 
Nella consapevolezza che l’occidente industriale fa i conti con la globalizzazione dell’economia
Che ridistribuisce su scala planetaria funzioni, produzioni, primati.
Che sottrae irrimediabilmente ai Paesi di prima industrializzazione attività tradizionali
e li costringe a competere affrontando settori nuovi
con la forza della complessità, della ricerca e dell’innovazione.
 
Rho-Pero, lo sappiamo, rappresenta quasi fisicamente la transizione
da una fase industriale (e di un industriale scomodo, come il chimico)
a quella di un terziario avanzato, centrato sui servizi alle imprese,
realtà sempre più complesse ed esigenti.
 
Storicamente, ci è sempre toccato, in Lombardia, questo destino di “far da primi” sul futuro imboccando strade nuove.
Un po’ perché siamo bravi – o ci piace raccontarci che lo siamo -.
Un po’ perché in pianura, naturalmente, la gente corre più veloce,
e finisce per arrivare prima degli altri, cui tocca anche arrampicare.
E prima perciò arriva ad esaurire percorsi in cui gli altri sono ancora coinvolti.
Trovandosi di fronte a soglie che obbligano a cercare soluzioni nuove per essere superate
Per non fermarsi, per non ripiegarsi su se stessi
Per non chiudere per esaurimento il proprio corso
 
E OGGI   LA FIERA   APRE…
 
Apre alla speranza.

E questa – quella della speranza – è la responsabilità più grande
che si sono presi tutti quelli che hanno collaborato e stanno collaborando a questa impresa.
Lo sappiano o no, lo vogliano o no.
 
Abbiamo autorizzato un territorio, un Paese, il mondo
a fidarsi di noi.

A credere insieme a noi che qui ci sono e ci saranno
opportunità di lavoro e di benessere
scambi e incontri che arricchiranno non solo le nostre economie ma anche le nostre culture
Che si troveranno qui soluzioni inedite ed efficaci per la sostenibilità ambientale,
per la mobilità di collegamento tra grandi infrastrutture internazionali
e la rete viaria ordinaria su gomma e ferro
Che i movimenti generati dall’attività incessante che costituisce il fare e disfare delle esposizioni
aggiungerà una vocazione turistica alle nostre comunità
sviluppandone le potenzialità attrattive e ricettive
Che si costruiranno gradualmente e complessivamente condizioni di vita migliori
più adeguate al presente che abitiamo
e al futuro che vorremmo i nostri figli abitassero.
 
I custodi di queste speranze che abbiamo suscitato, siamo noi stessi – tutti –
presenti qui oggi,
che queste speranze abbiamo condiviso.
 
Non si conclude oggi l’avventura del Nuovo Polo della Fiera di Milano
- adesso anche di Rho Pero –.
 
Perché  LA   FIERA   APRE.

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