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Aggiornato il 23  novembre 2005 h. 00.47

DEVOLUTION

Condivido la preoccupazione della CEI sulla sanità


“Le preoccupazioni dei vescovi italiani sui rischi della devolution in sanità sono assolutamente condivisibili. La controriforma della Costituzione mette in discussione i principi fondamentali di uguaglianza e solidarietà e lo scenario di 20 sistemi sanitari differenti è tutt’altro che remoto. Il pasticcio di una doppia competenza esclusiva, delle regioni e del governo, in materia sanitaria paralizzerà ulteriormente il funzionamento del Ssn”. “Il diritto alla salute per tutti è stato gravemente compromesso e si è rinunciato alla prospettiva di un autentico e forte federalismo solidale e cooperativo. Del resto la devolution risponde alla logica del ‘fai da te’ e di quella progressiva privatizzazione dei servizio pubblico che abbiamo sperimentato in questi cinque anni di governo, che hanno visto lo strangolamento finanziario delle regioni e il sottofinanziamento dei livelli essenziali di assistenza. Sono cresciute le disuguaglianze territoriali e la spesa privata delle famiglie. La Finanziaria 2006 conferma la politica dei tagli e il vuoto di un politica sanitaria all’altezza dei bisogni dei cittadini. Non c’è un euro per gli investimenti, non c’è alcun impegno per rilanciare la sanità del mezzogiorno, non ci sono misure credibili per affrontare con serietà la questione delle liste d’attesa. Proprio la difesa del diritto alla salute ci vedrà più che mai impegnati anche sul fronte della battaglia referendaria contro questa devolution”.
“È un’altra riforma devastante del nostro ordinamento, ma per fermarla non sarà necessario l’intervento della Corte costituzionale: ci penseranno i cittadini italiani con il referendum.
Con la riforma voluta dal centrodestra vengono dispersi i valori della nostra Costituzione fondati sulla Resistenza: “Il Parlamento è stato costretto a registrare aziendalisticamente la necessità di privilegiare il governo, perché questo è un paese-azienda, non è un paese a sistema democratico”. Il centrodestra con la devolution “ mina i principi della parte prima della Costituzione, quello dell’uguaglianza di tutti i cittadini.
Questa riforma rappresenta un passo indietro rispetto al principio nato nel ‘93 in base al quale il premier deve essere espresso dagli elettori. La riforma del centrodestra è peggio della cosiddetta Prima repubblica perché “ha rotto un impianto cinquantennale che ha visto in Parlamento dialoghi anche aspri, ma produttivi di eventi politici e legislativi tesi al miglioramento delle leggi. Qui invece siamo in presenza di una maggioranza che fa corpo a sé e resta a disposizione del primo ministro”.
“Se anche la Conferenza Episcopale esprime preoccupazione per gli effetti della devolution sulla tenuta sociale del Paese sarebbe forse il caso che qualcuno, dalle parti della Casa della Libertà magari fra i pochi moderati superstiti in posti di responsabilità, si mettesse una mano sulla coscienza”.
La devolution di Bossi e Berlusconi è l’esatto contrario del federalismo e della solidarietà”. “Il federalismo solidale - aggiunge - è sempre stata la linea sulla quale si è attestato il centrosinistra, in questi anni di dibattito sul trasferimento di funzioni e poteri alle autonomie.
“Abolire il sistema perequativo - continua - a creare venti sistemi sanitari, venti polizie e venti sistemi scolastici che funzioneranno a seconda delle ricchezze locali significa avere in spregio non solo il criterio della solidarietà e della giustizia sociale ma anche i fondamenti del vivere civile”.
Con questa riforma costituzionale Bossi è il vincitore, il Mezzogiorno è il vero sconfitto. La devolution avrà un effetto deprimente sulla crescita del Sud Italia: proprio il Mezzogiorno è il grande assente nella politica di Governo.
Riteniamo questa legge di riforma costituzionale assurda, iniqua e sperequativa, impegneremo tutte le nostre forze - affinché venga superata con il referendum popolare”.
Cesano Boscone 21-11-05
Il Consigliere DL – La  Margherita
                                                                                                                  Salvatore  Ariemma

 


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