Sotto è riportato il testo
integrale dell'intervento del
Sindaco di Rho, Paola Pessina,
tenuto durante la cerimonia
dell'inaugurazione, in data 31
marzo 2005, del Nuovo Polo
Fieristico di Milano. Per
vedere le foto, i video e le
notizie di 30 mesi di lavoro,
raccontati dal ns portale, clicca
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Di Paola Pessina, Sindaco di
Rho
Il Nuovo Polo
della Fiera di Milano inizia le
sue attività nel territorio del
Rhodense.
OGGI (31
marzo 2005) LA FIERA APRE.
Dicendolo, sembra
di ripetere l’annuncio mediatico
tante volte ascoltato,
in questi giorni dedicati alla
fiera più grande d’Europa,
perciò – forse – del mondo.
Siamo bravi. Siamo forti. Siamo
orgogliosi. Siamo lombardi. Siamo
italiani.
Tutto vero. Ma l’affermazione è
ben più impegnativa di come
appare a prima vista.
E chi ha lavorato, e tanto, in
questi anni, per arrivare fino a
qui, lo sa. Lo sente.
OGGI LA FIERA
APRE.
Apre una città – Milano - in
cui la Fiera è nata e cresciuta
per un secolo a un intero
territorio, che attorno a Milano e
guardando a Milano è cresciuto
per un secolo.
Da Milano attingendo e su Milano
riversando una corrente continua
di energie.
Entrando e uscendo ogni mattina e
ogni sera attraverso un’ideale
cinta muraria che distingueva la
città dal suo hinterland.
La distingueva, per quanto non la
separasse,
perché come già Renzo nei
Promessi Sposi,
nessuno in pianura può dire
davvero dove comincia e dove
finisce una strada.
Ma chi veniva a Milano ogni giorno
per lavorare, in passato,
era in grado di definire con
chiarezza
da quale piccolo campanile si era
allontanato ad inizio giornata,
per arrivare in Duomo,
e a quale campanile avrebbe fatto
ritorno a fine lavoro.
Oggi un’unica città copre,
praticamente senza soluzioni di
continuità, l’intera pianura,
e in ogni metro quadro di questo
spazio gli uomini vivono, si
muovono, lavorano.
Con la Fiera, dal centro di Milano
una funzione fondamentale
dell’economia della città
- e della sua identità -
si protende su questo territorio,
ancora una volta con il doppio
movimento.
Attingendo energie: Fiera ha
chiesto tanto al territorio del
Rhodense:
Ha chiesto fiducia in un
cambiamento possibile, che non è
moneta corrente, oggi, in Italia
Ha chiesto spazio fisico
Pazienza e lucidità
nell’organizzare e sopportare la
massa dei cantieri
e i disagi di un traffico ai
limiti della sostenibilità
Capacità di intuire e disegnare
momento per momento logiche e
dinamiche di trasformazione
Capacità di governarle – spesso
dal basso - impedendo che
diventino destabilizzanti.
E riversando energie sul
territorio:
quelle del capitale economico,
straordinario, investito qui.
E quelle del capitale umano, che
ha prodotto scelte
urbanistiche, viabilistiche,
tecnologiche, gestionali
in grado di garantire efficienza,
ma anche bellezza:
e di entrambe abbiamo bisogno.
Milano e il suo territorio hanno
nel Polo esterno della Fiera
l’opportunità di dialogare,
nel contesto non di una megalopoli,
città grande, proteiforme,
agglomerato casuale e inquietante
di case e di cose
ma di una metropoli,
città madre, archetipo ordinato e
fecondo, che genera in modo vitale
e organico altra vita.
OGGI LA FIERA
APRE.
Apre al futuro del territorio una
fase nuova.
Nella consapevolezza che
l’occidente industriale fa i
conti con la globalizzazione
dell’economia
Che ridistribuisce su scala
planetaria funzioni, produzioni,
primati.
Che sottrae irrimediabilmente ai
Paesi di prima industrializzazione
attività tradizionali
e li costringe a competere
affrontando settori nuovi
con la forza della complessità,
della ricerca e
dell’innovazione.
Rho-Pero, lo sappiamo, rappresenta
quasi fisicamente la transizione
da una fase industriale (e di un
industriale scomodo, come il
chimico)
a quella di un terziario avanzato,
centrato sui servizi alle imprese,
realtà sempre più complesse ed
esigenti.
Storicamente, ci è sempre
toccato, in Lombardia, questo
destino di “far da primi” sul
futuro imboccando strade nuove.
Un po’ perché siamo bravi – o
ci piace raccontarci che lo siamo
-.
Un po’ perché in pianura,
naturalmente, la gente corre più
veloce,
e finisce per arrivare prima degli
altri, cui tocca anche
arrampicare.
E prima perciò arriva ad esaurire
percorsi in cui gli altri sono
ancora coinvolti.
Trovandosi di fronte a soglie che
obbligano a cercare soluzioni
nuove per essere superate
Per non fermarsi, per non
ripiegarsi su se stessi
Per non chiudere per esaurimento
il proprio corso
E OGGI LA FIERA
APRE…
Apre alla speranza.
E questa – quella della speranza
– è la responsabilità più
grande
che si sono presi tutti quelli che
hanno collaborato e stanno
collaborando a questa impresa.
Lo sappiano o no, lo vogliano o
no.
Abbiamo autorizzato un
territorio, un Paese, il mondo
a fidarsi di noi.
A credere insieme a noi che qui ci
sono e ci saranno
opportunità di lavoro e di
benessere
scambi e incontri che
arricchiranno non solo le nostre
economie ma anche le nostre
culture
Che si troveranno qui soluzioni
inedite ed efficaci per la
sostenibilità ambientale,
per la mobilità di collegamento
tra grandi infrastrutture
internazionali
e la rete viaria ordinaria su
gomma e ferro
Che i movimenti generati
dall’attività incessante che
costituisce il fare e disfare
delle esposizioni
aggiungerà una vocazione
turistica alle nostre comunità
sviluppandone le potenzialità
attrattive e ricettive
Che si costruiranno gradualmente e
complessivamente condizioni di
vita migliori
più adeguate al presente che
abitiamo
e al futuro che vorremmo i nostri
figli abitassero.
I custodi di queste speranze
che abbiamo suscitato, siamo noi
stessi – tutti –
presenti qui oggi,
che queste speranze abbiamo
condiviso.
Non si conclude oggi l’avventura
del Nuovo Polo della Fiera di
Milano
- adesso anche di Rho Pero –.
Perché LA
FIERA APRE.