RIFORMA
DELLA II PARTE DELLA COSTITUZIONE
Premesso che la Costituzione
Italiana sta a cuore ad Alleanza
Nazionale almeno quanto sta a cuore
alla sinistra, riteniamo solo
propagandistica l’esternazione ed
il lamento prodotto dalla sinistra
sui pericoli che corre la democrazia
in Italia a seguito della riforma
apportata alla carta costituzionale
dal governo di centro destra.
Alleanza Nazionale ritiene invece
altamente antidemocratico,
intollerante e ostruzionistico
l’atteggiamento tenuto da tutto il
centro sinistra, in occasione del
dibattito sviluppatosi prima alla
camera e poi al senato, dove ha
presentato duemila emendamenti per
impedire la modifica della seconda
parte della costituzione.
La sinistra si ostina a non voler
capire che la storia millenaria
della nostra Patria è sempre stata
caratterizzata dalle divisioni
politiche, Guelfi e Ghibellini,
destra e sinistra, ma coloro che
hanno governato di volta in volta
hanno sempre legiferato
legittimamente.
Nella scorsa legislatura toccò al
centro sinistra.
Non riusciamo a capire pertanto per
quale sacro principio, quando
governa il centro sinistra può fare
le riforme da solo, mentre quando
governa il centro destra le riforme
bisogna farle insieme, e se il
centro sinistra non è d’accordo
con le riforme proposte dal centro
destra queste non si debbono fare.
Francamente ci pare alquanto strano
questo concetto di democrazia a
senso unico praticato dalla
sinistra.
Il centro destra con la riforma
della seconda parte della
Costituzione, ha cercato di porre
riparo al danno prodotto dalla
sinistra nella scorsa legislatura,
quando con soli quattro voti -
dicasi quattro voti! - in più del
centro destra, ha voluto
scimmiottare senza essere capace,
una forma di Devolution, creando
pesantissimi contenziosi tra stato e
regioni e paralizzando un’infinità
di attività con perdite di tempo e
denaro per i cittadini.
Dunque quella approntata dal centro
destra è una riforma legittima,
completa e senza pericoli per
la democrazia, che mette ordine nel
disordine creato dalla sinistra.
La riforma nasce dalla necessità,
di introdurre in Italia una forma di
governo, diretta emanazione del
popolo, volta ad impedire i
ribaltoni che hanno caratterizzato
la storia politica recente e di
correggere i macroscopici errori
compiuti dall'Ulivo con la modifica
del titolo V della Costituzione,
realizzando di fatto, una secessione
mascherata.
Il centro destra eliminando il
terzo comma dell' art. 116, che
consentiva alle Regioni più ricche
mediante una semplice legge
ordinaria di accaparrarsi la
competenza su tutte le materie, ha
restituito allo Stato la facoltà
legislativa su dodici materie,
attribuite dall' Ulivo alle Regioni:
cito per tutte l' energia, i
trasporti e le grandi
infrastrutture.
È stata quindi reintrodotta
la tutela dell' interesse nazionale,
sparita nel 2001 nella indifferenza
e nel silenzio generale e approvata
una norma di salvaguardia, che
consente allo Stato di sostituirsi
alle Regioni qualora lo richieda la
difesa dell' unità nazionale,
giuridica o economica o la tutela
dei livelli essenziali delle
prestazioni sui diritti civili e
sociali.
Con la cosiddetta devoluzione, poi,
non si dà nulla di più alle
regioni di quanto non abbiano già,
rispetto alla gestione della sanità,
della scuola e della polizia locale.
I principi generali sono di
competenza statale.
Riguardo poi al premierato,
sostenuto con forza dalla sinistra (
Bicamerale D' Alema e
“bozza” Amato), ricordiamo che
Alleanza Nazionale, favorevole al
modello presidenzialista, ha
aderito al premierato per senso di
responsabilità e per facilitare
l'approvazione di una riforma il più
possibile condivisa.
Tale forma di governo prevede la
sostituzione in corsa del premier
eletto, con un altro votato dalla
maggioranza iniziale, quella che ha
vinto le elezioni (norma
antiribaltone).
La fine del bicameralismo perfetto,
inoltre, è la naturale conseguenza
del premierato, come accade negli
altri Paesi dove vige.
Nessun panorama di rovine, dunque,
nessuna distruzione dell'unità del
Paese, ma solo la concreta volontà
di sostituire il governo scelto dai
partiti con quello scelto dagli
italiani.
Un cambiamento che attua il
principio della sovranità popolare
e che modernizza le istituzioni,
perché diventino più efficienti e
pronte a trovare soluzioni ai
problemi della gente.
Tale disegno, per completare l'iter
parlamentare, dovrà essere
esaminato nuovamente dalla Camera e
dal Senato, per la seconda
deliberazione, quindi niente paura
imminente per la democrazia.
Il progetto, in estrema sintesi:
-
istituisce il Senato federale della
Repubblica, quale Camera
rappresentativa degli
interessi del territorio e delle
comunità locali.
-
riduce il numero complessivo dei
parlamentari (518 alla Camera dei
deputati, 252 al Senato federale);
-
snellisce l’iter di approvazione
delle leggi: salvo alcune materie,
riservate al procedimento collettivo
delle due Camere. In base a tale
sistema, non è più richiesta una
doppia approvazione di Camera e
Senato sullo stesso testo;
-
rimodula l’assetto delle attuali
competenze legislative avocando allo
Stato alcune materie concesse
dall’Ulivo alle regioni,
-
si valorizza il ruolo delle
autonomie regionali, attraverso
l’attribuzione di competenze
esclusive attinenti alla sanità,
alla scuola ed alla polizia locale;
-
modifica le modalità di elezione e
le funzioni del Presidente della
Repubblica, quale supremo garante
della Costituzione;
-
rafforza il ruolo delle Regioni
speciali nel procedimento di
approvazione dei rispettivi statuti;
-
rafforza il ruolo dell’Esecutivo,
sia attraverso l’indicazione
diretta del Primo ministro da parte
del corpo elettorale, sia attraverso
il ruolo che questi assume
all’interno del Consiglio dei
ministri, sia all’interno del
procedimento legislativo;
-
prevede alcune disposizioni dirette
ad evitare i “ribaltoni”;
-
sviluppa i principi di leale
collaborazione e di sussidiarietà
tra Stato e Regioni;
-
rende sempre possibile il ricorso al
referendum sulle leggi
costituzionali;
-
modifica la disciplina del potere
sostitutivo statale a garanzia
dell’unità nazionale, nonché la
procedura relativa al rispetto
dell’interesse nazionale da parte
delle leggi regionali;
-
modifica la composizione della Corte
costituzionale - i cui giudici
saranno eletti dalla Camera (3), dal
Senato (4), dalle supreme
magistrature (4) e dal Presidente
della Repubblica (4) - prevedendo
altresì forme di impugnativa delle
leggi da parte degli enti locali;
Sinceramente non ci sembra di
scorgere alcunché di eversivo e
pericoloso per la democrazia.
Cesano Boscone 11/04/05
Santi Raimondo
(capogruppo di A.N.)
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