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Aggiornato il 15 aprile 2005

 


RICONOSCIMENTO DI MILITARI BELLIGERANTI AI COMBATTENTI DELLA RSI
 

Giuliano Pansa è uno scrittore orgogliosamente antifascista che negli ultimi quattro anni ha pubblicato, tra gli altri, due libri che hanno per tema gli anni della guerra civile italiana del 1943-1945: lo ha fatto squarciando la cortina di silenzio sull’altra faccia della guerra che ha diviso in due l’Italia.
 
“I figli dell’Aquila” e il “Sangue dei vinti”, così si intitolano i due testi che ripercorrono le vicende di quei tanti giovani che nell’Italia dell’autunno 1943, scelsero di combattere nell’esercito della Repubblica Sociale Italiana.
 
Erano appunto i figli dell’Aquila, lo stemma ufficiale del nuovo governo di Mussolini, i giovanissimi militanti fascisti, i ragazzi comuni che volevano difendere la patria dagli invasori e riscattare il disonore dell’8 settembre.
 
Ragazzi cresciuti ed educati per vent’anni nel fascismo, che il 25 luglio del 1943 si erano visti crollare addosso l’unico mondo che conoscevano: proprio per questo, come ha ricordato più volte lo storico De Felice, in molti casi si è trattato non di una scelta ideologica ma di una scelta di continuità.
 
Una scelta che fecero in molti, ancora giovanissimi, tra i quali gli attori Giorgio Albertazzi, Raimondo Vianello, Walter Chiari, il premio nobel Dario Fo.
 
Furono i due anni peggiori della storia della nostra patria: una spirale di brutalità e di vendette contrapposte, di agguati, di rastrellamenti, di esecuzioni, di torture, di stupri, di rappresaglie, da una parte e dall’altra, che si prolungherà ben oltre il 25 aprile del 1945, con i massacri dei prigionieri fascisti e con l’eliminazione di quanti si erano schierati con la Repubblica sociale italiana: il sangue versato dai vinti descritto abilmente da Pansa.
 
Sono passati sessant’anni. Il trascorrere del tempo e la necessità di una pacificazione nazionale ci impongono il dovere di analizzare con una maggiore obiettività gli eventi drammatici di allora.
 
Proprio per questo, il disegno di legge presentato da Alleanza Nazionale prescinde da qualsiasi considerazione di carattere ideologico, ma in virtù della corretta integrazione dei diritti e dei riconoscimenti giurisprudenziali, intende estendere la qualifica di militari belligeranti anche a coloro che tra il 1943 e il 1945 risultarono inquadrati nelle formazioni militari della Repubblica Sociale Italiana, sia come volontari, sia come militari di leva o richiamati.
 
Una sentenza del Tribunale Supremo Militare della Repubblica italiana del 1954, ha infatti riconosciuto come legittimo il Governo della Repubblica sociale italiana.
 
Inoltre il Governo di Salò era riconosciuto legittimo non solo dalla Germania o dal Giappone ma anche dagli Alleati, all’epoca nemici, al punto che i militari della RSI catturati, godevano dell’applicazione delle regole previste dalla Convenzione di Ginevra sui militari prigionieri di guerra.
 
Per tali ragioni, dunque, non è possibile – come qualcuno vorrebbe far credere – invocare la illegittimità del Governo della RSI in base alla quale fare discernere un principio di disconoscimento delle sue Forze Armate. 
 
La discriminazione in atto, perpetua sul terreno legislativo e su quello del diritto, uno stato di cose che non trova più alcuna corrispondenza nella coscienza pubblica e soprattutto nell’animo dei combattenti di tutti i fronti, che da anni invocano l’abolizione di ogni penalizzazione in seno alla famiglia del combattentismo.
 
Nonostante l’orientamento generale di operare una pacificazione nazionale, che riconosca a tutti coloro che hanno combattuto il merito di aver affrontato lo stesso rischio sul campo di battaglia, ancor oggi, dunque, si nega ai combattenti della RSI, quella qualifica che – giustamente - è stata riconosciuta dal generale Franco a coloro che nella guerra civile spagnola hanno combattuto contro di lui nelle brigate internazionali.
 
Nella stessa Italia i benefici a favore dei combattenti sono stati riconosciuti anche a quegli altoatesini che, volontariamente, combatterono nell’esercito tedesco di Hitler, e che a conflitto finito si dichiararono nuovamente cittadini italiani.
 
Non ha senso che gli stessi benefici vengano ancora oggi negati a quegli italiani che, nella continuità della alleanza con cui avevano iniziato la guerra, non accettarono mai di vestire una divisa straniera.
 
Abbiamo assistito per troppo tempo alla vergogna di chi percepiva benefici pensionistici dallo Stato italiano per aver combattuto nelle formazioni partigiane del IX Corpus iugoslavo agli ordini del Maresciallo Tito.
 
I giovani che combatterono nella Repubblica Sociale Italiana, giurarono fedeltà all’Italia e non a Mussolini e neppure al Partito fascista repubblicano.
Non indossavano la camicia nera: erano gli ultimi in grigioverde, truppe regolari.
 
Se crediamo davvero di essere considerati la culla del diritto e della civiltà, non possiamo continuare con la discriminazione perpetrata ai danni di chi ha combattuto la guerra dalla parte dei vinti.
 
Chi ha combattuto, al Nord come al Sud, da decenni convive ormai nella stessa famiglia delle associazioni d’Arma e sentono ciascuno di aver fatto per intero il loro dovere.
 
L’odio di allora alimentato dalla classe politica del nostro recente passato, non deve essere tramandato alle nuove generazioni.
 
Purtroppo oggi la sinistra, in nome di un rinnovato antifascismo militante, sembra essersi dimenticata delle parole espresse pochi anni fa dal Presidente della camera Luciano Violante in favore dei ragazzi di Salò.
 
Alleanza Nazionale  chiede alla sinistra di essere  almeno coerente con se stessa: non si può invocare l’antifascismo per respingere il semplice riconoscimento di belligeranti ai superstiti ultra settantenni di quegli anni e dimenticarsi in un solo colpo della Resistenza, dell’antifascismo e dei  partigiani autenticando e firmando le liste  della nipote del Duce del fascismo.
 
 
 
Cesano Boscone 11/04/05                                                    Santi Raimondo
                                                                                            (capogruppo A.N.)
 
 

 

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