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INTERVENTO
SU ODG 9 NOVEMBRE
Da quest’anno, finalmente,
grazie alla Legge 61 del 2005,
il 9 novembre verrà celebrato
in Italia come il “Giorno
della Libertà”.
Il Parlamento italiano, così
come previsto per le altre
ricorrenze storiche celebrate
nella nostra Patria - il 10
febbraio, il 25 Aprile, il 2
Giugno, il 4 novembre - ha
inteso ricordare
l’abbattimento del Muro di
Berlino con “cerimonie
commemorative ufficiali e
momenti di approfondimento
nelle scuole e nelle università”.
Siamo molti dispiaciuti nel
constatare che il Comune di
Cesano Boscone, che in
occasione delle celebrazioni
della Giornata del Ricordo del
10 febbraio scorso si era
dimostrato attento nel cercare
di individuare un percorso di
memoria storica condivisa,
oggi si sia completamente
disinteressato – forse
avrebbe potuto fare qualcosa
anche il nuovo Assessore alla
Pace – di una data che non
solo ha rappresentato la
liberazione dei popoli
oppressi dal comunismo, ma che
ha rappresentato per
l’Europa stessa
l’opportunità di tornare ad
essere padrona del proprio
destino.
Il 9 novembre del 1989 finiva
l’incubo di Berlino e
dell’Europa. Uomini e donne
di tutte le età brindarono e
gridarono sotto la Porta di
Brandeburgo. Piangendo e
ridendo per la gioia
afferrarono martelli e
picconi. Un rumore assordante
ma tanto atteso: migliaia di
picchi che battevano su
chilometri e chilometri di
pietra aprendo la strada ai
bulldozer.
Si stava sbriciolando il Muro
della Vergogna, segno
tangibile della guerra fredda
e delle tensioni tra i due
blocchi, concreta
rappresentazione di quella
“Cortina di ferro” che
materialmente divideva in due
una città, ma che in realtà
separava l’Europa da se
stessa.
Erano passati 28 lunghi anni
da quel 13 agosto del 1961,
quando per ordine
dell’Unione Sovietica di
Nikita Kruscev in una sola
notte era stato eretto il Muro
di Berlino: una barriera di
filo spinato alta quattro
metri, che seguiva i contorni
del settore sovietico della
città e divideva strade,
quartieri, giardini,
addirittura case e cimiteri.
Presto il reticolato, avrebbe
lasciato il posto a chilometri
di blocchi di calcestruzzo
costellati da torri di
avvistamento, radar e
centinaia di postazioni di
mitragliatrici con le bocche
puntate verso l’Ovest della
città. I soldati della
Germania Orientale che
presidiavano il confine erano
pronti a sparare su chiunque
avesse tentato di oltrepassare
la barriera di filo spinato.
Oltrepassare il confine era
un’impresa impossibile, ma i
tentativi di fuga erano
all’ordine del giorno. Più
di 260 persone morirono dal
1961 al 1989 sotto il fuoco
dei Vopos, i “Poliziotti del
Popolo”, per aver tentato di
passare aldilà del Muro.
Ma nei primi anni ’80
qualcosa iniziò a cambiare.
Manifestazioni popolari
sorsero in maniera spontanea
nei vari Paesi comunisti. La
voglia di libertà aveva
spinto migliaia di giovani a
sfidare i manganelli e le
pallottole della temuta
polizia politica.
L’Europa, per troppo tempo
scacchiera degli interessi
russi e americani, tornava ad
essere simbolo di speranza per
tutti i cittadini del Vecchio
Continente.
Ma prima dell’Europa
politica, coesa e determinata
a riprendersi il posto che le
compete sulla scena globale,
è arrivata l’Europa di
Maastricht che ha considerato
la sola dimensione economica
come elemento di coesione
continentale.
L’Europa di Prodi e
della Banca centrale europea,
l’Europa senza un esercito,
l’Europa che ha rifiutato le
sue comuni radici greche,
romane e cristiane.
I referendum sulla
Costituzione dell’UE
svoltisi recentemente in
Francia e in Olanda hanno però
assestato un duro colpo al
processo di integrazione
europeo così concepito fino
ad oggi.
L’Europa è ancora lontana
dal rappresentare l’idem
sentire di tutti i popoli che
la compongono e proprio per
questo fatica a dare risposte
concrete ai timori e alle
insicurezze dei suoi
cittadini: la recessione
economica, l’immigrazione
clandestina incontrollata, la
minaccia terrorista.
Il Muro di cemento oggi non
c’è più, ma esiste un
disegno subdolo, e per questo
comunque pericoloso, che vuole
allontanare l’Europa dagli
europei. E’ il disegno di
chi, come Prodi, in questi
anni ha impedito all’Unione
europea di diventare
un’entità politica forte
capace di intervenire da
protagonista sullo scenario
internazionale e di dialogare
con il bacino del
mediterraneo. E’ il disegno
di chi, come Zapatero, tenta
costantemente di negare i
riferimenti tradizionali di
una cultura millenaria.
E’ questo l’altro muro che
oggi deve essere abbattuto se
vogliamo ricostruire quell’Europa
unita, libera, forte, giusta e
solidale per la quale sedici
anni fa, a Berlino, migliaia
di uomini fecero la Storia.
Cesano Boscone 11/11/05
Santi Raimondo
Capo gruppo di A.N.
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