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COSTITUZIONE
EUROPEA: QUALE FUTURO PER L'EUROPA?
PREMESSA: CRONOLOGIA E FATTI SALIENTI
Nel dicembre 2000, il Consiglio europeo di Nizza ha esposto
una Dichiarazione sul futuro dell'Unione
In data 14 e 15 dicembre 2001, il Consiglio europeo di Laeken
ha adottato una Dichiarazione che individua alcune grandi
questioni intorno alle quali dovrà articolarsi il dibattito per
le riforme.
Per la prima volta l'elaborazione delle proposte di riforma è
affidata ad una Convenzione rappresentativa delle principali
istituzioni nazionali e comunitarie (Parlamenti e Governi
nazionali, Commissione europea e Parlamento europeo).
La Convenzione ha tenuto la sua seduta inaugurale il 28 febbraio
2002. Affinché il dibattito sia ampio e coinvolga l'insieme dei
cittadini, è stato aperto un Forum per le organizzazioni che
rappresentano la società civile (parti sociali, organizzazioni
non governative, ambienti accademici, ecc.).
Il 20 giugno 2003 la Convenzione europea ha trasmesso al Consiglio
europeo di Salonicco (19-20 giugno 2003) le Parti I e II del
progetto di Trattato che istituisce una Costituzione; la
Convenzione ha inoltre chiesto al Consiglio europeo un tempo
supplementare di lavoro per esaminare la Parte III del progetto di
Trattato, relativa alle politiche.
Il progetto di Trattato costituzionale è composto da:
Parte I -
preceduta da un preambolo - che contiene norme propriamente
costituzionali (allegati alla Parte I vi sono anche i protocolli
relativi al ruolo dei Parlamenti nazionali e all'applicazione dei
principi di sussidiarietà e proporzionalità); Parte II, che
contiene la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
Parte III, relativa alle politiche dell'Unione; Parte IV, recante
le disposizioni generali e finali.
La Conferenza dovrebbe terminare i suoi lavori ed approvare il
nuovo Trattato costituzionale il più presto possibile ed in tempo
utile affinché sia conosciuto dai cittadini europei prima delle
elezioni del Parlamento europeo del giugno 2004. Gli Stati
aderenti parteciperanno pienamente alla Conferenza
intergovernativa in condizioni di parità rispetto agli Stati
membri. Il Trattato sarà firmato il più presto possibile dopo il
1° maggio 2004.
Il Consiglio europeo di Salonicco ha concesso alla Convenzione un
tempo supplementare (fino al 15 luglio 2003) perché ritiene
necessari alcuni lavori di carattere meramente tecnico per quanto
riguarda la formulazione della Parte III, relativa alle politiche.
L'obiettivo fondamentale, inoltre, è quello di promuovere
la partecipazione di tutti i cittadini europei alle scelte che
riguardano il futuro dell'Unione.
LA NOVITA' NELLA PARTE TERZA: IL DIALOGO SOCIALE E LE POLITICHE
SOCIALI
La parte prima e la seconda, che racchiudono le norme primarie
tipiche di ogni costituzione, sono unite alle terza da un fragile
equilibrio, in quanto in quest'ultima, emerge un dato nuovo
rispetto al passato: il dialogo sociale e il rapporto con le parti
sociali.
La parte III è, quindi, dedicata all'Europa sociale; i temi da
inserire in questa parte riguardano principalmente le
seguenti tematiche: l'integrazione della Carta dei Diritti di
Nizza, il dialogo sociale, la solidarietà, la solidità sociale,
mentre non ultime sono le politiche di occupazione e il rafforzo
dei diritti sindacali.
Dal punto di vista del diritto, all'indomani della II guerra
mondiale, rispetto alle carte costituzionali sorte dopo le
rivoluzioni del '700, oggi la Costituzione Europea si sviluppa in
un altro contesto.
Inoltre, rispetto al passato, questo processo è molto
differente, perchè ogni Stato ha diverse esperienze di
costituzione, maturate, soprattutto, in questi ultimi
50 anni.
Questo processo giuridico costituzionale costituente, quindi,
ha il grosso problema di trovare lo stesso spazio in tutti gli
Stati, mentre il principio di unità costituente la
Costituzione spesso trova grandi difficoltà a trovare
sinergie e accoglienza in tutti gli Stati membri.
Infatti, ad esempio, suscita molte perplessità e pareri
controversi, la clausola che permette a qualsiasi stato di
recedere dalla Carta , qualora non si riconosca più in essa.
Più che ad una nuova costituzione, assomiglia ad un testo
coordinato di quello che c'è già in ogni singolo stato, quindi,
è necessario trovare un'identità collettiva nei
valori e nei modelli. Oggi, così è definita da alcuni
studiosi di diritto, si ha un "deficit" di democrazia
in
Europa, in quanto il potere non è diretto, ma, decentrato: è
necessaria, quindi, una migliore ripartizione delle competenze
dell'Unione europea, è necessaria una semplificazione degli
strumenti legislativi dell'Unione, è necessaria una maggiore
legittimità democratica e trasparenza delle istituzioni
dell'Unione europea, con una riflessione sul ruolo dei Parlamenti
nazionali; va adottata la semplificazione dei trattati, con la
eventuale prospettiva dell'adozione di una Costituzione europea e
dell'inserimento della Carta dei diritti nel trattato di base.
Ma, la novità straordinaria di questo processo, è che
questo non è il fine e soprattutto questo processo non si
chiude al semplice completamento di una carta, ma, si apre ad un
inizio di costituzione politica e sociale. L'elemento che
contaddistingue ed è distintivo della III parte è il
dialogo sociale. I principi ci sono per gli spazi alla parte
sociale, quindi, è indispensabile che si rafforzi il ruolo
tra la rappresentanza politica e sociale, attraverso lo strumento
della concertazione, con la quale si ha il giusto spazio per il
consolidamento dei diritti e per rafforzare il vuoto europeo di
distanza del potere dal singolo cittadino.
Tra queste tematitiche, non in secondo piano, passano il problema
della cittadinanza e le politiche dell'immigrazione. I confini
dell'Europa determinano il fine di essa ossia la politica
interna e non estera. Per questo motivo, è necessaria, come
ha sostenuto Panzeri, una confederazione europea di
sindacati per garantire la politica comune sulle tematiche del
lavoro, dell'immigrazione, la sicurezza e la solidità sociale.
Alcuni concetti chiave sono le norme sul diritto di informazione
al lavoratore, norme sul licenziamento ingiustificato e
soprattutto consolida l'idea che emerge, è che la forma di lavoro
tipico riconosciuto come diritto è il lavoro a tempo
indeterminato, anche se le logiche della flessibilità sembrano
dirigersi più che verso alla stabilità del posto di lavoro, alla sua
precarizzazione.
Vittorio Aggio
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