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RUBRICA LA PIAZZA DEL CONSIGLIERE

 


SULLA PROPOSTA DI A.N. DI RICONOSCERE LA QUALIFICA DI BELLIGERANTI AI REPUBBLICHINI.

La maggioranza parlamentare di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi ha portato in parlamento e sta per approvare il disegno di legge n.2244, presentato dai parlamentari di Alleanza Nazionale, che in soli due articoli rovescia il senso della Resistenza e della contrapposizione tra i giovani che scelsero di lottare contro i tedeschi occupanti, il terrore nazista e i
fascisti della "repubblica sociale" e quelli che all'opposto decisero di arruolarsi nelle file dell'esercito di Salò e combatterono per venti mesi contro i partigiani e gli alleati angloamericani. Il disegno di legge stabilisce che ai soldati e agli ufficiali che
militarono nell'esercito della "repubblica sociale italiana" deve essere riconosciuto lo status di militari combattenti equiparato a "quanticombatterono nei diversi paesi in conflitto durante la seconda guerra mondiale".
Si mette così sullo stesso piano la scelta di chi ha lottato e versato il proprio sangue per costruire in Italia la democrazia parlamentare e la giustizia sociale, e quella di chi non solo non ha rinnegato gli obiettivi politici e ideologici della dittatura fascista, ma ha ritenuto di poter condividere la visione hitleriana e razzista dell'Ordine nuovo nazista, simboleggiato dall'orrore di Auschwitz. È il primo passo per ottenere che ai fascisti di Salò vengano concesse medaglie al valor militare e decorazioni
per la battaglia sostenuta con i nazisti contro l'indipendenza nazionale dell'Italia, contro la democrazia e la libertà.

Questa frase, contenuta in appello firmato da alcuni tra i più importanti storici italiani quali Enzo Collotti, Rosario Villari e tanti altri, sintetizza bene qual'è il senso di questa iniziativa promossa da un consistente numero di senatori di Alleanza Nazionale.

E' chiaro a tutti il valore simbolico che assume questa iniziativa: mettere sullo stesso piano fascisti ed antifascisti. Chi scelse di difendere una patria finta, la Repubblica Sociale Italiana, inventata su precisa richiesta dei nazisti tedeschi, i quali ritennero più utile ai loro fini creare un governo fantoccio nell'Italia del nord (ma non dappertutto, in Friuli ad esempio governarono direttamente loro, come pure in Trentino) e chi invece dopo l'8 settembre 1943 decise di lottare, anche con le armi , per
conquistare uno Stato nuovo, democratico del tutto differente da quello fascista in cui era stato costretto a crescere.

La proposta di legge di AN si basa su di una unica sentenza emessa dal Tribunale supremo militare il 26 aprile 1954, unica in tutta la giurisprudenza dal 1945 ad oggi, in cui si affermava, contro ogni verità e logica giuridica, che "la legislazione italiana postfascista non ha sotto il profilo del diritto internazionale alcuna veste e alcuna autorità"; che "i partigiani non erano belligeranti" (ciò in contrasto con ripetute sentenze della Corte di cassazione, che considerano le formazioni partigiane come
appartenenti alle forze armate italiane); che se una "particolare valutazione dei fatti era spiegabile nei primi dolorosi anni del dopoguerra, oggi (1954) non può essere consentita".

Il contrasto sopra delineato fra l'isolata voce della sentenza del Tribunale supremo militare del 1954 e tutto l'orientamento delle corti di merito e della suprema Corte di Cassazione anche a Sezioni Unite (orientamento che viene del tutto ignorato nella relazione al disegno di legge in questione) non può che essere risolto considerando la piena legittimità delle già
citate disposizioni di legge emanate dal legittimo Governo italiano (decreto legislativo luogotenenziale 27 luglio 1944 n. 159), incriminatrici del collaborazionismo con il tedesco invasore, in forza delle quali i cittadini italiani comunque militarmente inquadrati che abbiano prestato "aiuto militare al nemico" o "aiuto al nemico nei suoi disegni politici" sono responsabili di reati punibili a sensi del C.p. mil. guerra. Ciò esclude in radice che i suddetti cittadini in quanto da considerare ribelli nei
confronti dello Stato legittimo, che su di essi ha giurisdizione, possano essere invece considerati militari belligeranti, per di più, se pur a distanza di molto tempo, con un provvedimento legislativo emanato da quellostesso Stato legittimo che su di essi continua ad avere giurisdizione. La sentenza del 1954 del Tribunale supremo militare afferma a un certo punto che "non è possibile concepire che tali forze (militari di Salò) avessero detta caratteristica (di belligeranti) solo di fronte agli Alleati e non al cospetto dei cobelligeranti italiani". Anche ammettendo, il che è tutto da dimostrare, che la qualità di belligerante dei militari della Repubblica di Salò fosse ammissibile nei confronti degli Alleati, operare l'equiparazione sopra riportata porterebbe a una totale parificazione tra coloro che si batterono agli ordini del Governo legittimo e coloro che si batterono sotto la bandiera della Repubblica di Salò: ed è questo che creerebbe un conflitto non sanabile tra la legislazione dello Stato legittimo e quella di un governo di puro fatto, definito per decenni dalla giurisprudenza italiana come "governo fantoccio" al servizio del tedesco invasore e privo di ogni legittimità.
Vi è infine da domandarsi se sia possibile recepire in una legge italiana, per uniformarvisi, l'espressione di un isolato orientamento giurisprudenziale del Tribunale supremo militare, in contrapposizione totale a una lunga e costante giurisprudenza della Corte di Cassazione. La citata sentenza 26 aprile 1954 del Tribunale supremo militare ha sin dalle prime
righe il carattere assai più di manifesto politico che di una decisione giudiziaria. Essa sostanzialmente parifica, quanto a efficacia dei relativi atti e quanto a posizione sia sul piano interno che sul piano internazionale, il Governo legittimo del "Regno del Sud" e quello della Repubblica Sociale sorto tra il 23 settembre e il 5 novembre 1943 nel territorio militarmente occupato dalla Germania (Ordinanza n. 1 dell'11settembre 1943 del M.llo Kesselring); mentre è noto che sia secondo i canoni
del diritto pubblico interno sia secondo quelli del diritto internazionale, il Governo legittimo mantiene la propria sovranità legale sul territorio occupato dal nemico fino a una eventuale debellatio o a un eventuale trattato internazionale che modifichi i confini.
Concludendo, il disegno di legge in questione si trova in un conflitto insanabile con l'ordinamento giuridico vigente in Italia, con il diritto internazionale, con la stessa Costituzione e con la verità storica. A parte la dirimente questione generale sopra esaminata destano gravi perplessità, nel disegno di legge approvato dalla Commissione Difesa del Senato in sede referente, alcuni aspetti particolari fra i quali la incertezza di contenuti dell'art. 1, dove si dice che "i soldati, i sottufficiali e gli ufficiali che prestarono servizio nella Repubblica sociale italiana (RSI) sono considerati a tutti gli effetti militari belligeranti". Tale dizione non coincide con quella del titolo di provvedimento, che parla - come si è visto - di "riconoscimento della
qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare dal 1943 al 1945 nell'esercito della Repubblica sociale italiana". Ora, la Repubblica sociale ebbe, oltre che un esercito, anche una marina, una aeronautica e una guardia di finanza e par chiaro che anche agli appartenenti a queste armi dovrebbe estendersi, a mente del disegno di
legge, l'eventuale riconoscimento di belligerante. Ma che dire degli appartenenti alle "brigate nere" (nella denominazione completa "corpo ausiliario delle squadre di azione delle brigate nere"), il cui compito erafissato nell'art. 7 del decreto istitutivo 30 giugno 1944 n. 446 (della RSI) in quello del "combattimento per la difesa dell'ordine della Repubblica sociale italiana, per la lotta contro i banditi e i fuori legge e per la
liquidazione degli eventuali nuclei di paracadutisti nemici"? o degli appartenenti alla Guardia nazionale repubblicana (istituita anch'essa - decreto legislativo del duce 24 dicembre 1943 n. 9 - con "compiti di polizia interna e militare") o a formazioni volontarie quali le "SS italiane" e altre, che svolsero soltanto funzioni di polizia e di formazione di plotoni di esecuzione o di impiccagione di partigiani?
Si profila qui un'ambiguità interna al disegno di legge in esame in quanto,
non facendo esso riferimento nel testo, come invece nel titolo, a un
esercito, apre la strada a interpretazioni estensive intollerabili oltre che
illogiche."
Questo lunga citazione l'ho tratta da uno studio cui hanno collaborato, tra gli altri, il prof. Giovanni Conso ed il prof. Giuliano Vassalli (presidenti emeriti della Corte Costituzionale).

Uscendo dagli aspetti strettamente legali occorre svolgere alcune considerazioni politiche.

Questo disegno di legge si svolge tutto nel segno culturale del cosiddetto
"revisionismo storico".
Quella complessa ed insidiosa operazione che porta a negare l'esistenza stessa dei campi di concentramento e dello sterminio di milioni di persone.
L'operazione è appunto insidiosa perchè si innesta in un clima di profonda non conoscenza di quel periodo storico. Non conoscenza voluta, cercata ed ottenuta col silenzio e con le mistificazioni.

Il Primo Ministro o Capo del Governo, Berlusconi insomma, non ha mai, dicasi mai partecipato ad una commemorazione del 25 aprile.  I fondi per la ricorrenza del 60 anniversario della liberazione vengono negati, i libri di scuola debbono essere modificati. Vengono istituite "giornate" per legge, ultima  quella per la libertà ( 9 novembre) col fine di creare confusione, fare demagogica propaganda. Il tutto naturalmente in nome della ricerca di una memoria condivisa.
Ma una memoria condivisa noi italiani l'abbiamo già. E' la memoria racchiusa
nella giornata del 25 aprile di ogni anno. E' una memoria che ricorda ed onora il sacrificio dei tanti che combatterono, in tutti i modi possibili, con le armi o senza, per poter vivere in un paese libero, per poter esprimere liberamente le proprie opinioni.
Ed allora è interessante chiedersi come mai venga riproposta oggi, nel 2005, da parte di un partito di governo A.N. un improponibile riconoscimento di belligerante a chi combattendo per la RSI si rese responsabile di crimini odiosi, innanzi tutto contro la popolazione italiana. Ricordo infatti che costoro combatterono assai poco contro le forze armate alleate, ma molto contro il movimento resistenziale e contro la popolazione civile,
macchiandosi di crimini e stragi orrende.
Rimane la sensazione sgradevole che certe abiure, certe critiche al regime fascista siano state fatte solo come necessario viatico per ottenere la possibilità di accedere al governo. Ma dietro non ci sia stata alcuna vera svolta. Appena si scrosta un poco  la superficie, i valori che vengono fuori sono ancora quelli rappresentati da quella fiamma tricolore che arde sulla
bara da duce, di cui il simbolo stesso di A.N. ancora oggi si fregia.

Walter Zucchelli
Capogruppo
Partito della Rifondazione Comunista
Cesano Boscone, 11 aprile 2005

 





SULLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
Di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!


Queste parole non sono mie. E l'inizio di una famosa canzone di Franco
Battiato. Era il 1991 quando Battiato pubblicò questo pezzo.
Ma quando il Senato, qualche giorno fa, ha approvato la riforma
costituzionale, mi è tornata in mente.
La riforma costituzionale. La Carta Costituzionale. Quella che a scuola è
chiamata la legge più importante dello Stato, quella a cui devono adeguarsi
tutte le altre leggi dello Stato.
La Carta Costituzionale è un patto tra tutti i cittadini. Qui vengono
fissate regole che valgono per tutti. Vengono sanciti i principi guida della
convivenza di un popolo. Infatti, normalmente, una Carta Costituzionale
viene scritta dopo grandi accadimenti storici. Gli USA ne hanno una, scritta
dopo la Guerra di Indipendenza dall'Inghilterra, e stiamo parlando degli
anni 70, ma del 1700, del XVIII secolo. Hanno ancora quella.
La nostra è entrata in vigore nel 1948, dopo la seconda guerra mondiale,
dopo la lotta di Liberazione Nazionale, dopo la vittoria della Resistenza
sul fascismo.
Per discuterla ed approvarla gli italiani votarono una Assemblea Costituente.
Questa lavorò duramente per mesi e infine la Costituzione proposta venne accettata da tutti.
Di quella assemblea faceva parte gente del calibro di Togliatti, Nenni, Dossetti, Lelio Basso, Pertini. Fu firmata da Enrico De Nicola, Presidente della Repubblica, Umberto Terracini Presidente di quella Assemblea, Alcide De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri. Oggi, negli anni duemila, l'attuale maggioranza di governo procede con tutt'
altro stile.
Per elaborare una riforma costituzionale che modifica interamente la II
parte della Carta, modificando oltre 50 articoli, manda in una baita di
montagna quattro signori, uno per ogni partito al governo.
Costoro anzichè dedicarsi a ciò che normalmente si fa in baita, mungere la
vacche per preparare il formaggio, o prepararsi una bella polenta
innaffiandola con qualche bottiglia di vino, si scoprono costituzionalisti
ed elaborano quelle proposte di riforma costituzionale che una maggioranza
schiacciante di parlamentari ha votato.
Riflettiamo en passant anche su questo aspetto: una maggioranza schiacciante di parlamentari che non ha alcun riscontro nel Paese reale, essendo tale solo in virtù di una  sciagurata e mai abbastanza deprecata legge elettorale maggioritaria..

Il ridisegno che la maggioranza fa della costituzione, di fatto ribalta completamente l'equilibrio istituzionale.
La dottrina politica liberale, ha sempre perseguito l'obiettivo della
divisione dei poteri.
Divisione tra il potere legislativo, che spetta al Parlamento, il potere
giudiziario, che spetta alla magistratura la quale risponde solo alla Legge,
ed il potere esecutivo, il potere che è attribuito al Governo. Il parlamento fa le leggi, il Governo le mette in opera, la magistratura controlla che vengano rispettate.
Ora questo equilibrio viene alterato. Nella proposta di riforma della
Costituzione, di fatto il potere viene accentrato nelle mani del governo ed
in particolare del Primo Ministro. Il quale Primo Ministro viene eletto
mediante collegamento con i candidati, quindi vanterà di aver ricevuto una
investitura direttamente dal popolo, ha il potere di fare apporre la fiducia
alla Camera quando lo ritienga utile, non potrà essere sostituito, se non
all'interno della propria stessa maggioranza pena lo scoglimento della
Camera dei deputati.
Di fatto, è il primo ministro a fare del Parlamento ciò che vuole,
altrimenti: tutti a casa e si rivota.
Il Primo Ministro nomina e revoca i Ministri.
Quindi una Costituzione che trasforma la nostra Repubblica da Parlamentare a
Presidenziale.

Devolution. In italiano, Devoluzione, voce dotta dal latino medioevale,
devolvere.
Devolvere, far rotolare giù. Trasmettere a qc. un bene o un diritto. Demandare alla competenza di un organo giudiziario. Rovesciare, travolgere. Volgersi in giù. Rovesciarsi.

Tutti questi significati li potete trovare sullo Zingarelli undicesima
edizione, dove li ho trovati io.
Scegliete pure quale significato dare alla parola devoluzione, che tanto
entusiasmo sembra far germogliare nei giovani e meno giovani petti padani.
Potenza delle parole.

Di fatto però il nuovo art. 117 assegna alle regioni potestà legislativa
esclusiva nelle seguenti materie: sanità, scuola, parte dei programmi
scolastici, polizia amministrativa regionale e locale, ogni altra materia
non espressamente riservata alla legislazione dello Stato.
Vi immaginate scuola e sanità lombarde in mano al partito di Bossi ?
Oppure alcuni programmi scolastici.
Potrebbe essere introdotto l'obbligo di studiare la storia del Celti .
Oppure l'ora obbligatora di bergamasco. O meglio, l'ora di studio della
storia dei Celti, in bergamasco.
Con rispetto parlando, per i Celti  e per i bergamaschi, ben inteso.

Ovviamente il tutto condito dal principo di sussidiarietà, che, più o meno, significa che laddove nessun privato, nessuna cooperativa sociale ciellina o meno, nessuno di nessuno insomma abbia qualcosa da guadagnarci, allora a fare quella cosa lì, ci deve pensare il comune, se non ci pensa già la provincia, o la città metropolitana, oppure la Regione, oppure lo Stato. L'intervento pubblico insomma è del tutto residuale.

Per finire, penso sia utile suggerire al governo in carica di aprire un
concorso a quiz su qualcuna delle sue reti televisive (be' le poche non in
mano all'opposizione comunista naturalmente), un concorso a premi per farci
spiegare se esista oggi in Italia qualcuno che abbia compreso a cosa debba
servire il Senato Federale e quali siano le sue competenze.
Oppure come si procederà nella formazione delle leggi.
Infatti, l'art. 70 assomiglia molto al vecchio gioco della battaglia navale,
che si faceva nelle ore più noiose della scuola.
Un esempio? La camera dei deputati esamina i disegni di legge concernenti le
materie di cui all'articolo 117, secondo comma, fatto salvo quanto previsto
dal terzo comma del presente articolo.
Oppure, la funzione legislativa dello Stato è esercitata collettivamente
dalle due Camere, per l'esame dei disegni di legge concernenti le materie
di cui all.art. 117, secondo comma, lettere m) e p), e 119, l'esercizio
delle funzioni di cui all'articolo 120, secondo comma,............e ancora :
nonchè nei casi in cui la Costituzione rinvia espressamente alla legge dello
Stato o alla legge della Repubblica, di cui agli articoli 117, commi quinto
e nono, 118, commi secondo e quinto, 122, primo comma, 125, 132, secondo
comma, e 133, secondo comma.

Complimenti per la chiarezza.
Ma a questo punto forse i nostri bravi quattro neo-costituzionalisti, li
ricordate? li avevamo lasciati lassu in baita,  forse dicevo avevano già
finito la polenta da un bel po, e sbottigliavano alla grande.

Fuori dalle facili ironie, si tratta di un tentativo pericoloso di cambiare
le regole della convivenza civile che potrebbe essere gravido di conseguenze
anche drammatiche per l'Italia.

Viene dato troppo potere al Primo Ministro espropriandone il Parlamento,
viene abolito il meccanismo del bicameralismo perfetto, senza che siano
definiti in modo chiaro i poteri e le competenze del Senato Federale,
vengono devolute alle regioni materie importantissime quali la sanità e l'
istruzione con l'effetto di ampliare la divaricazione tra le regioni ricche
e quelle povere.

Viene di fatto mandata in pensione una organizzazione statale che, bene o
male, ha retto per quasi 60 anni, per proporne una nuova in modo truffaldino
e coercitivo (sarà mai possibile che un partito che non è nemmeno riuscito a
raccogliere il 4% dei voti alle elezioni politiche del 2001, sia in grado di
condizionare la scrittura di una Carta Costituzionale imponendo scelte
sgradite anche ai propri alleati di Governo ?)  .

L'intero impianto di questa legge deve essere respinto !

Teniamoci stretta la costituzione del 1948, essa era talmente avanzata da esserci invidiata (e copiata come ha fatto la Spagna nel 1978) da molti
altri paesi.

Ci impegneremo al massimo perchè al referendum costituzionale, questa
contro-riforma venga battuta dalla maggioranza degli italiani.



Walter Zucchelli       Cesano Boscone, 11 aprile 2005
Capogruppo
Partito della Rifondazione Comunista.


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prodotto, realizzato, scritto da  Vittorio Aggio, Cesano Boscone (MI)